PUNTI IMPRESCINDIBILI PER UNA DISCUSSIONE SUL FUTURO DELLA DEMOCRAZIA DIRETTA E RAPPRESENTATIVA

di Francesco Franceschini

Vi è una tendenza ineluttabile: il web sarà presente presso la quasi totalità delle popolazioni ad economia avanzata, la firma elettronica sarà uno standard per tutti, il voto on line sarà possibile.

L’eventuale domanda non è SE, ma quando: la tecnologia è assolutamente consolidata e l’evento è più prossimo di quanto normalmente crediamo.

E’ evidente che questo costituisce la possibilità di estendere molto le prassi di democrazia diretta: i limiti tradizionali alle consultazioni dirette cadono, ovvero cessa l’impossibilità di sostenere a costi accettabili consultazioni per gruppi di cittadini non piccoli. Quindi sarebbe possibile esercitare la democrazia diretta anche in una serie di situazioni che non siano necessariamente “Referendum epocali”.

Negli stati “moderni” in effetti non siamo di fronte a forme esclusive di democrazia di un tipo o di un altro; in realtà sono in vigore ovunque sistemi “misti”, con la Svizzera, probabilmente, quale stato dove le consultazioni dirette dei cittadini sono più frequenti, date evidentemente la condizione di ricchezza del paese e la piccola dimensione, ma dove permangono anche parlamenti e governi che rispecchiano i principi della democrazia rappresentativa.

Quando passeremo al voto on line, in ogni paese sarà possibile aumentare la componente “diretta” delle decisioni politiche e non sarà sensato opporsi a questo trend, che sarà chiesto da sempre più cittadini e da forze politiche che lo cavalcano!

Mi pare assolutamente necessario NON lasciare ai Grillini l’esclusiva di tale percorso in quanto le innovazioni nel modo di esercitare la democrazia dovrebbero essere argomento di ogni partito democratico!

Il voto via web richiederà nuove norme di sicurezza e di garanzia democratica: il web fa emergere nuovi rischi, come quello di oligarchie forti che possano influenzare i voti on line, fake news lanciate per disturbare, attacchi hackers; per non parlare del rischio di nuovi populismi che si possono propagare “viralmente” sul web. Sarà necessario prefigurare tali rischi e trovare i modi per minimizzarli e garantire confronti democratici con questo strumento.

Sarà inoltre necessario definire un limite “logico” (più che “fisico”, come quello di oggi) all’uso della democrazia diretta: per temi complessi, che necessitano know how, valutazioni sistemiche degli impatti eccetera, forse sarà il caso di sostenere che la democrazia rappresentativa possa comunque funzionare meglio di quella diretta perché per decisioni di questo tipo la “pancia” del popolo può portare a decisioni tragicamente sbagliate.

Infine, la sfida di una democrazia diretta “crescente” obbliga quella rappresentativa a migliorare: trasparenza e accountability dovrebbero essere le sue nuove parole d’ordine. Gli eletti che ci  rappresentano dovrebbero renderci conto di ciò che votano (il voto segreto, nato in condizioni di rischi autoritari del passato, dovrebbe essere agito solo in casi di estrema eccezione). L’accountability detterebbe l’obbligo a chi ci ha rappresentato per un certo periodo di tempo, di relazionare della sua azione, magari per iscritto, su un database on line di facile consultazione!

 

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