La società del rischio

Di Giovanna Menicatti.
Articolo pubblicato da Mondo Marziale.

Più di 35 anni fa veniva pubblicato Il libro del sociologo tedesco Ulrich Beck,in Italia fu tradotto molti anni dopo, nel 2000, ed in questi giorni è uscita una nuova ristampa.
Pubblicato nel 1986 e subito tradotto in inglese, è stato molto letto in Germania e nei Paesi anglosassoni, per sensibilità culturale al tema. Da noi ha avuto una conoscenza accademica.
Beck sostiene che, mentre gli esseri umani sono sempre stati soggetti a un livello di rischio, come i disastri naturali, generalmente percepiti come prodotti da forze non umane, le società moderne, invece, sono esposte a rischi come l’ inquinamento , le malattie appena scoperte, la criminalità che, sono il risultato del processo di modernizzazione stesso. Beck trasmette la sensazione di trovarsi davanti a qualcosa di nuovo, sente irrompere l’incertezza e montare il rischio là dove c’era l’idea di una crescita illimitata; vede l’accumulo di rifiuti e inquinanti, denuncia che il potenziale di danno è crescente, latente, oscuro, dirompente: un’esplosione al rallentatore che occorre capire e fermare; il rischio diverrà dominante nella produzione di beni. Società del rischio, osserva Beck, «non significa che viviamo in un mondo più pericoloso di quello di prima. Semplicemente, il rischio è al centro della vita di ognuno di noi e al centro del dibattito pubblico, perché oramai lo percepiamo ovunque. Ed è ovunque». «Dal punto di vista sociologico, il concetto di rischio è sempre una questione di anticipazione, il rischio è l’anticipazione del disastro nel presente, per evitare che quel disastro si verifichi o che accada il peggio; anticipare un rischio significa mettere in prospettiva un potenziale pericolo.
L’anticipazione del disastro mette in crisi le più incrollabili certezze, ma offre a tutti la possibilità di produrre cambiamenti significativi, innescando energie nuove». Beck legge il rischio solo in negativo, non ne focalizza la misura e finisce per ridurlo a questione di distribuzione sociale dei danni. Si tratta invece di intervenire prima, di distribuire possibilità e rischio.
Un rischio diventa reale nel momento nel quale viene percepito, come ad esempio il rischio “sicurezza”, che da alcune forze politiche è usato strumentalmente e da altre invece completamente sottovalutato. Sono passati 35 anni, Beck è mancato nel 2015 e alcune intuizioni sono diventate realtà.

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