GIUSTIZIA AMMINISTRATIVA – IPOTESI DI RIFORMA

A MARGINE DEL CONVEGNO ORGANIZZATO ASS.NI AVVOCATI AMMINISTRATIVISTI – MILANO 20.06.2014

Ad una settimana esatta dal convegno organizzato da Libertà Eguale, si è svolto il convegno dal titolo “Giustizia Amministrativa: ostacolo o servizio?” che le organizzazioni degli avvocati amministrativisti hanno tenuto a Milano il 20 giugno us. L’intervento di Prodi sui giornali nella scorsa estate ha ancora effetto nel dibattito pubblico ed oggi, le proposte dell’esecutivo di abolire le sezioni distaccate dei TAR creano sconcerto e grande preoccupazione, è inutile nascondercelo, tra avvocati e magistrati. Senza adottare atteggiamenti corporativi, il convegno ha voluto offrire l’occasione per la formulazione di proposte che potessero andare nella direzione di una maggiore accelerazione dei tempi di decisione del processo amministrativo e della deflazione del contenzioso pendente.

Le proposte emerse sono assolutamente in linea con quanto già evidenziato al convegno di Libertà Eguale. In fondo, i temi sono stati oggetto di approfondimento, se pur da parte degli addetti ai lavori, senza divenire patrimonio comune di un pubblico dibattito. Forse proprio per questo, ci si trova oggi dinanzi alla volontà di intervenire sulla Giustizia Amministrativa con l’abolizione delle sezioni staccate dei TAR, alla stessa stregua di come si è operata la cancellazione di molte sezioni distaccate (ma non di tutte) dei Tribunali civili, credendo di ottenere il medesimo obiettivo ovvero un risparmio di spesa. Purtroppo, se si andasse davvero alla cancellazione delle 8 sezioni TAR, si andrebbe incontro ad un aumento di spesa, e ciò sia per lo Stato, sia per tutti coloro che adiscono i Tribunali Amministrativi. Potremmo soffermarci a lungo su questo tema che interessa l’organizzazione stessa della Giustizia, ma riteniamo più opportuno mettere in rilievo le ipotesi di riforma emerse nel dibattito. Molte di esse sono le medesime che in sede di Bicamerale sono state proposte e da noi riproposte al convegno del 13 giugno e che di seguito vogliamo ricordare.

Ogni ipotesi di riforma non può tralasciare questi due nodi: 1. Qualità, quantità e livelli di normazione, complicati dal riconoscimento del potere legislativo e regolamentare a più Enti e Autorità; 2. Necessità di un controllo preventivo oltre a quelli successivi già previsti.

Occorre ripensare al proprio sistema di giustizia amministrativa, andando verso una unica giurisdizione con sezioni speciali di diritto amministrativo e quindi, eliminando il criterio di ripartizione tra GA e GO ovvero la distinzione tra interesse legittimo e diritto soggettivo come criterio discretivo tra le due giurisdizioni, e ciò al fine di garantire una maggiore tutela ed aggiungo, una maggiore certezza alle posizioni da tutelare nei confronti della PA oltreché una crescente “armonizzazione” con gli altri sistemi europei così che vi sia – anche sul piano giuridico-processuale – una migliore interlocuzione sul piano comunitario. Nel caso di specie, in Italia, sarebbe necessaria una riforma sia dell’art. 24 che dell’art. 28 della Costituzione. Ma un progetto di riforma di questo impatto sarebbe oggi di difficile percorribilità in un Parlamento già gravato da altri più importanti progetti di riforma; ciò non toglie che debba porsi come obiettivo del legislatore costituzionale, se pur a medio termine.

Oggi, in considerazione dell’urgenza di approdare presto a riforme che determinino la accelerazione dei tempi di decisione, si potrebbe pensare alla istituzione di un Giudice monocratico amministrativo (come in Germania – art. 6 Legge sul contenzioso amministrativo) per alcune materie e/o per importi sotto una data soglia (cfr. proposta Bicamerale) ed alla istituzione della Corte di Giustizia Amministrativa, con sezioni macroregionali di II grado con funzioni esclusivamente giurisdizionali, come è previsto nell’ordinamento tedesco. La Corte assorbirebbe le competenze sui conflitti contabili della Corte dei Conti e si estenderebbe alla tutela di ogni interesse dei cittadini nei confronti della P.a. Il giudizio di primo grado resterebbe, quindi, ai Tar. Il secondo grado, invece, passerebbe ad una nuova Corte di Giustizia amministrativa che verrebbe a sostituire le sezioni giurisdizionali del Consiglio di Stato. Tale soluzione potrebbe portare probabilmente ad una accelerazione dei tempi di decisione del contenzioso e ad una migliore calendarizzazione, sulla base di esigenze territoriali ad avere rapide risposte su opere ed interventi.

Il Consiglio di Stato resterebbe al massimo solo con sezioni consultive. La Corte di Cassazione potrebbe avere sezioni amministrative come ha oggi sezioni tributarie, civili e penali, assicurando così unicità di orientamento giurisprudenziale alla interpretazione delle leggi.

Mi pare di rilievo la proposta del Prof. Travi e di altri di prevedere vie rimediali ovvero spazi di conciliazione su iniziativa dello stesso GA, senza necessità di prevedere ulteriori organismi di mediazione, come per il processo civile. L’intervento del GA potrebbe portare le P.A. chiamate in giudizio a provvedimenti in autotutela, nel caso naturalmente che gli atti impugnati siano viziati.

Queste le proposte su cui si dovrebbe riflettere, se si volesse davvero una riforma della Giustizia Amministrativa.

Avv. Marilù Tamborino

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