Di Massimo Cingolani.
La maggiore sensibilità ai temi ambientali e sociali ha sviluppato anche all’interno della finanza un approccio rivolto all’attenzione dell’ambiente.
L’obiettivo della sostenibilità è creare e assicurare un’esistenza dignitosa per tutti gli esseri viventi oggi e in futuro e allo stesso tempo mantenere e garantire a lungo termine le condizioni di vita ecologiche, materiali e culturali necessarie per sviluppare liberamente la propria personalità.
L’attuazione di un processo di sostenibilità necessita di essere costantemente monitorato affinché si possa apportare un miglioramento continuo.
Le principali tappe per una coerente attuazione sono l’impegno politico delle istituzioni con la determinazione di obiettivi a breve, medio e lungo termine sulla base di un’analisi della situazione economica, sociale, naturale, e il controllo della situazione.
La dimensione ambientale, oltre a conservare gli spazi naturali e la diversità delle specie, si preoccupa di verificare il consumo sia delle risorse rinnovabili sia di quelle non rinnovabili, con lo scopo di ridurre l’inquinamento e gli effetti delle catastrofi naturali.
A livello istituzionale le azioni più significative per favorire uno sviluppo sostenibile sono:
l’agenda 2030, che ha un programma volto a migliorare il pianeta che tenga simultaneamente conto della situazione economica, sociale e ecocompatibile (obiettivo n.9).
Le conferenze sul clima, l’ultima: COP 26 svoltasi a Glasgow.
Inoltre, nel dicembre 2016, nell’ambito della finanza sostenibile, la Commissione Europea ha istituito un gruppo di esperti con l’obiettivo di orientare il mercato dei capitali verso un nuovo modello di sviluppo.
Per realizzare un sistema finanziario volto a sostenere il piano d’azione, la Commissione Europea ha pubblicato l’8 marzo 2018 l’Action Plan, tramite il quale si è posta i seguenti obiettivi “riorientare i flussi di capitali verso un’economia più sostenibile; integrare la sostenibilità nella gestione dei rischi; promuovere la trasparenza e la visione a lungo termine”.
“Investimento sostenibile e responsabile” (Sustainable and Responsible Investment, SRI) è un’espressione con la quale si intende ogni tipo di processo di investimento che combini gli specifici obiettivi finanziari di un investitore con l’attenzione alle questioni ambientali, sociali e di governo societario (Environmental, Social and Governance, ESG), le quali sono le dimensioni attraverso cui un’impresa contribuisce alla sostenibilità dello sviluppo delle azioni che opera.
Sul sito della CONSOB, si precisa che la finanza sostenibile, si pone l’obiettivo di creare valore nel lungo periodo, indirizzando i capitali verso attività che non solo generino un plusvalore economico, ma siano al contempo utili alla società e non siano a carico del sistema ambientale.
Inoltre sono approfonditi il “piano di azione per la finanza sostenibile” e il Green Deal Europeo, ovvero una “strategia” costituita da un serie di misure – fra cui soprattutto nuove disposizioni normative e investimenti – per rendere più sostenibili e meno dannosi per l’ambiente la produzione di energia e lo stile di vita dei cittadini europei.
Per quanto riguarda il mercato, rispetto ai fondi tradizionali, l’investimento in fondi sostenibili permette di raggiungere un ulteriore obiettivo che esula dalla mera performance: permette agli investitori di ricavare profitti maturati sul lungo termine e allo stesso tempo di rispettare il pianeta. Malgrado questa forma d’investimento sia di grande versatilità ed eticamente corretta, non tutti gli investitori sono dello stesso parere. Una parte di loro sostiene infatti che i rendimenti di fondi sostenibili siano minori rispetto ai fondi d’investimento tradizionali. Questa idea risulta però infondata poiché secondo un’analisi statistica della banca Morgan Stanley, i titoli quotati in borsa delle società che operano in maniera sostenibile permettono di raggiungere risultati uguali o addirittura superiori.
Morgan Stanley nel 2019, ha effettuato un’analisi comparativa tenendo in considerazione i rischi e i rendimenti dei fondi d’investimento sostenibili e dei fondi di investimento tradizionali, basandosi su un campione di 10.723 fondi d’investimento. Lo studio ha analizzato le performance, rapportate al rendimento totale, tenendo in considerazione i costi di transazione, le Management fees, e i relativi rischi. Dall’indagine è emerso che i rendimenti dei fondi d’investimento sostenibili sono in linea con i rendimenti generati dai fondi tradizionali e al contempo forniscono una maggiore protezione agli investitori. L’integrazione dei criteri ambientali, sociali e di governance nei portafogli d’investimento contribuiscono infatti a limitare il rischio di mercato. Inoltre, nei periodi di estrema volatilità, è risultato che i fondi sostenibili subiscono minori fluttuazioni, permettendo dunque una maggiore stabilità agli investitori che cercano di ridurre il rischio del proprio portafoglio.
Sono sempre più le imprese che impiegano una quota rilevante dei propri capitali per il perseguimento di precisi obiettivi di sviluppo sostenibile. Altre, invece, si limitano a trattare i temi della sostenibilità, come un adempimento formale. Il rischio che il pubblico sia indotto ad acquistare un prodotto che crede sia ecologico mentre non lo è affatto, è reale e concreto.
Per questo è fondamentale avere delle società di rating indipendenti capaci di emettere dei giudizi sulla base di dati certi.
Come riferimento si potrebbero usare i criteri indicati dall’agenda 2030 sistematizzati in questo schema:
Questi standard devono essere globali, per evitare distorsioni del mercato e potrebbe essere una soluzione la creazione almeno di un’Autorithy Europea, in grado di controllare le aziende.
Partire da un organismo di controllo europeo, favorirebbe la vigilanza ed eviterebbe come in altri comparti la mera sommatoria di istituti di vigilanza nazionali con competenze diverse.
La leva fiscale può costituire un importante strumento per disincentivare comportamenti inquinanti e promuovere comportamenti virtuosi dal punto di vista ambientale. Un sistema impositivo “ideale” dovrebbe ergersi sul fondamentale principio del “chi inquina paga”.
Che il sistema fiscale italiano sia pronto alla Rivoluzione green è tutto da verificare. Valutare se i meccanismi impositivi e agevolativi vigenti sono efficaci, e quali strumenti fiscali potrebbero rafforzare il Recovery Plan è compito della politica.
Su come l’etica possa influire sulla finanza l’unica esperienza storica riguarda gli Stati Uniti e il proibizionismo, infatti la battaglia contro l’alcol iniziò con il boicottaggio delle sin stocks, le “azioni del peccato” da parte di alcune Chiese riformate americane contribuendo a non investire in quel tipo di aziende.
Successivamente il boicottaggio di aziende che producono armi o di altre tipo Playboy non influirono minimamente sui mercati finanziari.
Siamo solo agli inizi, ma è certo che per lo sviluppo di una finanza sostenibile l’intervento della politica andrà di pari passo con il coinvolgimento dell’opinione pubblica.