Intervento di Virginio Fenaroli all’Assemblea Nazionale di Libertà Eguale a Orvieto (scaricabile in PDF con le note)
- Il problema distributivo Il finanziamento degli investimenti
Il rapporto Draghi ha messo in evidenza che, per finanziare gli investimenti necessari per sostenere il nuovo modello di sviluppo europeo è necessario, come “precondizione”, il completamento dei progetti di “Unione Bancaria” e “Unione dei Mercati dei Capitali” e, come “condizione”, l’emissione di una qualche forma di debito comune. Tuttavia è opportuno considerare che:
- Le imprese decideranno di investire se avranno convenienza, cioè se riterranno che il rendimento atteso degli investimenti produttivi sia superiore al costo del capitale.
- I risparmiatori decideranno di mettere a disposizione le loro risorse se si convinceranno di poter beneficiare della crescita dell’economia europea. Le risorse dei risparmiatori vanno a governi e imprese tramite le banche e i mercati finanziari.
Nei mercati finanziari operano i grandi intermediari: banche, assicurazioni, fondi di investimento. In un’economia “finanziarizzata” quelli che contano, i “padroni del mondo”, sono i grandi intermediari finanziari internazionali (i primi dieci gestiscono asset pari al 50% del PIL mondiale e sono presenti nel capitale di tutte le maggiori imprese). Sono loro che decidono dove investire. Il finanziamento del progetto europeo si basa, in definitiva, sulla fiducia che, in mercati finanziari riformati e unificati (come proposto da Letta e Draghi), i grandi intermediari finanziari internazionali decidano di canalizzare le risorse dei risparmiatori proprio verso i governi e le imprese europee e di farlo nelle quantità e nelle forme necessarie.
Il problema distributivo Supponendo che l’agenda Draghi venga realizzata, ci chiediamo: Come saranno distribuiti i benefici che deriveranno (in futuro) dagli investimenti (reali) resi possibili (oggi) dagli investimenti (finanziari)? Quasi il 50% del valore aggiunto va a remunerare il capitale (poco più del 40% va al lavoro). I benefici, che dagli investimenti deriveranno, andranno quindi, tramite i rendimenti dei mercati finanziari (interessi, dividendi, capital gain), in gran parte ai grandi intermediari (i loro utili e i loro “lauti” compensi) e ai sottoscrittori dei loro prodotti (cioè a coloro che già detengono la ricchezza finanziaria), accentuando così le disuguaglianze di reddito e ricchezza.
- È possibile far partecipare maggiormente i lavoratori e tutti i cittadini ai “benefici attesi”? Tre ipotesi/proposte:
Per renderlo possibile è necessario intervenire con:
- La pre-distribuzione: tramite i contratti nazionali, – per aumentare la quota del valore aggiunto che va a remunerare il lavoro.
- La re-distribuzione: tramite una riforma della fiscalità in senso più progressivo, – per ridurre le disuguaglianze.
- La con-partecipazione: tramite gli intermediari finanziari pubblici, – per consentire, a lavoratori e cittadini di partecipare ai benefici economici derivanti dagli investimenti produttivi, tramite i rendimenti dei mercati finanziari. 1
(3) Gli intermediari finanziari pubblici
- A) Le istituzioni pubbliche esistenti che, come proposto nel Rapporto Draghi, dovrebbero essere potenziate, sono:
- I “Fondi Pensione”, – i cui rendimenti vanno a beneficio di tutti i lavoratori/sottoscrittori.
- La “BEI” e le “Banche di promozione” nazionali (come la nostra “Cassa Depositi e Prestiti”), – i cui profitti vanno a beneficio di tutti i cittadini.
- B) Sono state proposte due nuove istituzioni:
- Il “Fondo Pensione Europeo” (proposto da Draghi e Letta), che:
- Sarebbe a disposizione di tutti i lavoratori europei e quindi potrebbe crescere rapidamente.
- Potrebbe caratterizzarsi con linee di investimento “dedicate” al sostegno del nuovo modello di sviluppo, avere costi contenuti e godere di incentivi fiscali.
– I rendimenti finanziari andrebbero a beneficio di tutti i lavoratori/sottoscrittori.
- Il “ Fondo Sovrano Europeo” (proposto da Ursula Von der Leyen), che:
- Dovrebbe essere un grande Fondo di investimento “pubblico”, di carattere “federale” perché la dotazione di capitale dovrebbe essere garantita dagli Stati dell’Unione. Sarebbe, quindi, di proprietà di tutti i cittadini europei.
- Dovrebbe operare come una grande “Cassa Depositi e Prestiti” europea secondo lo schema Cassa Depositi e Prestiti/Bancoposta: raccolta di capitali tramite strumenti finanziari privi di rischio (un safe asset europeo) e impieghi in forme di investimento più rischiose e a lungo termine.
– I rendimenti finanziari andrebbero a beneficio di tutti i cittadini.
(4) In conclusione Il potenziamento delle istituzioni esistenti e la costituzione di un “Fondo Pensione Europeo” e di un “Fondo Sovrano Europeo” di grandi dimensioni potrebbero avere un ruolo fondamentale: – per indirizzare le risorse dei risparmiatori a sostegno della politica industriale comune, della transizione e dello sviluppo delle imprese (“l’Unione dei Risparmi e degli Investimenti” di Enrico Letta) – per far partecipare lavoratori e cittadini europei ai benefici economici derivanti dagli investimenti produttivi, attraverso i rendimenti dei mercati finanziari.
Sono proposte lanciate da tempo che devono, però, diventare finalmente progetti da rendere operativi nell’interesse dei cittadini europei di oggi e, soprattutto, di domani.
Testo dell’intervento, completo di note, scaricabile in PDF.