Lettera di Roberto Vitali ai partecipanti al Seminario “La transizione alla nuova Europa, crisi e futuro della democrazia italiana”.
Cari amici e cari compagni.
Per alcuni motivi e impegni non rinviabili non potrò partecipare al convegno che si svolgerà sabato15 giugno e domenica16 nell’Eremo di S. Salvatore.
Sono molto rammaricato perché l’incontro poteva permettermi di rivedere e discutere con voi con le modalità tradizionali e non tramite gli strumenti – pur utili e da non abbandonare – come abbiamo fatto in questi ultimi anni. I rapporti personali, gli scambi di opinioni che avvengono durante un convegno o in margine ad esso nei momenti liberi sono parte importante della discussione politica sulle questioni che abbiamo di fronte, non sono qualcosa di aggiuntivo,
Inoltre durante la sessione della domenica mattina avrei incontrato di nuovo persone che non vedo da molto tempo e di cui conservo un ricordo particolarmente positivo Sono amici, compagni che ho conosciuto per la comune attività svolta nelle istituzioni o nei rapporti interpartitici anni fa .Partivamo sovente da posizioni politiche diverse, persino contrastanti, ma abbiamo saputo collaborare con grande positività e penso anche con utilità nel determinare le risposte politiche della democrazia milanese non solo nei momenti drammatici determinati dallo stragismo nero e dal terrorismo brigatista ma anche nello scorrere della normale vita democratica.
Io, naturalmente, mi ero preparato per seguire i lavori del convegno, talvolta ho potuto discutere con i relatori, ho letto i loro articoli e il copioso materiale di documentazione ma non potrò seguire le relazioni e la discussione durante la quale molti di voi interverranno.
Domenica mattina avrei dovuto concorrere alla introduzione dei lavori della sessione. lo farà Quartiani che, in questi ultimi anni ha sostenuto gran parte del lavoro necessario a organizzare le nostre iniziative, dall’ultima edizione di Incontri Riformisti al Convegno sulla sanità.
Da ultimo ricordo il particolare rilievo e il notevole successo che ha avuto l’iniziativa sulla riforma costituzionale, il premierato e per una nuova legge elettorale necessaria al fine di assicurare un’adeguata rappresentanza della comunità nazionale e di neutralizzare alcuni effetti perversi della mal congegnata riforma del centrodestra (indebolimento delle funzioni dalla Presidenza della Repubblica e del il ruolo del Parlamento) Fenomeno questo, per altro, non recente e non solo italiano. Questa iniziativa è stata aperta dai contributi di Manuela Sammarco, Luciano Fasano, Francesco Clementi, Angelo Panebianco, Paolo Segatti, Marco Leonardi. Nella discussione che è seguita è intervenuto tra gli altri Michele Salvati. Su questo tema c’è stato un notevole impegno della nostra associazione nazionale e quello particolare di Libertà Eguale Milano Lombardia.
Voglio con questa lettera intervenire su una questione che mi sta particolarmente a cuore, quella dei rapporti tra le varie associazioni culturali riformiste presenti nella città di Milano Ringrazio i rappresentanti delle associazioni che hanno accolto il nostro invito e che discuteranno con noi.
Libertà è uguale Milano Lombardia sin dall’inizio del 2000 – quando nacque per iniziativa di un gruppo di iscritti ai democratici di sinistra – ha nutrito la volontà di lavorare con altre associazioni, ha ricercato costantemente il rapporto con i riformisti di diverse tradizioni. Tutto ciò si è concretizzato in una collaborazione costante con due associazioni milanesi: i Democratici per Milano e i circoli Dossetti con cui abbiamo organizzato numerose edizioni di Incontri Riformisti e altre iniziative. Con i circoli Dossetti la collaborazione continua tutt’ora pienamente. Voglio ricordare Giovanni Bianchi che ha sempre assicurato una importante e generosa collaborazione.
La volontà di costruire rapporti con i riformisti di diversa tradizione ci ha spinto anche ricercare una maggiore conoscenza delle personalità di quel mondo e degli avvenimenti di cui sono state protagonisti.
Date le nostre, per così dire. origini uno dei primi convegni è stato su Giorgio Amendola e su un” riformista comunista” milanese Silvio Leonardi. Questo convegno l’organizzammo con con il Cir di Gianni Cervetti.
Abbiamo proseguito con iniziative dedicate a personalità quali Ezio Vanoni
e Ugo La Malfa. In occasione dei convegni annuali di Incontri Riformisti si prevedeva una apposita sessione con la partecipazione di studiosi. Nel 2004 con il circolo De Amicis realizzammo una iniziativa dedicata a Giacomo Matteotti. Riguardando le carte di quel convegno ho visto, con soddisfazione, che quella riuscitissima iniziativa era caratterizzata dalla volontà di offrire una nuova lettura della personalità e della azione rinnovatrice di Matteotti superando la visione tradizionale e riduttiva del martire. Con l’aiuto di Aldo Aniasi e con la collaborazione del professor Alceo Riosa anticipammo lo schema interpretativo che si ritrova oggi Nei recenti libri dedicati all’esponente del riformismo socialista e nel catalogo della mostra organizzata a Roma.
Mi sembra utile riprendere questa attività. Dovremo tuttavia conciliarla e con gli impegni che ci porranno gli sviluppi della situazione politica italiana e europea. Ritengo che dovremo riprendere i temi all’ordine del giorno di questo convegno e rilanciare la riflessione sulle grandi questioni che le crisi internazionali ci pongono.
Dopo le ferie ci metteremo al lavoro per Incontri Riformisti che abbiamo già programmato per il 30 novembre il 1 dicembre prossimi a Eupilio. Spero che a questa iniziativa possano, vogliano concorrere con proposte impegni e contributi di elaborazione e organizzazione altri amici e compagni.
Ho constatato che l’auspicio di una maggiore collaborazione tra le associazioni riformiste di diversa estrazione è largamente condiviso. Vediamo se riusciamo a concordare delle modalità che permettano di raggiungere questo risultato. Nella convocazione di questo convegno noi parliamo della necessità di costituire un comitato di coordinamento tra le varie associazioni. Nulla di particolarmente complicato. E s i può anche fare la battuta “Quando non si sa cosa fare si fa un comitato”. Penso che si debba partire con la fissazione di alcune modalità: decidere che le associazioni concordino i programmi in modo di evitare la sovrapposizione delle iniziative permettendo così agli aderenti dell’una e dell’altra associazione di poter partecipare. Una modalità semplice ma utile. Si potrebbe poi prevedere una riunione almeno annuale per concordare alcuni temi su cui concentrare le attività. Un ulteriore sviluppo auspicabile potrebbe essere la convocazione di un seminario per approfondire alcuni temi comunemente scelti su cui puoi sviluppare confronti pubblici e aperti alle varie forze politiche e sociali soprattutto quelle riformiste ma non solo. Ritengo essenziali questi passaggi. Se riuscissimo a concordarli e a metterli in atto il comitato di coordinamento diventerebbe realtà. Aiuterebbe a sviluppare iniziative delle singole associazioni e anche comuni. La discussione dei due giorni all’eremo di San Salvatore può già segnalare alcuni temi da offrire alla comune azione. Il comitato di coordinamento può non essere una struttura burocratica che assorbe forze, e si sovrappone alle associazioni esistenti –pericolo sempre incombente-ma sarebbe uno strumento utile. La discussione di domenica mattina può dare una spinta!
Mi dispiace molto di non essere con voi e vi saluto tutti fraternamente!